Il silenzio del derby cobolli-arnaldi e il sonno sotto il sole

Il silenzio del derby cobolli-arnaldi e il sonno sotto il sole


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_Monday’s Net_ sta per rivelarvi un paio di verità che finora avete solo potuto intuire. La prima è che il TENNIS è noioso, così noioso che induce al sonno metà delle trecento persone


sprofondate nelle sedie a sdraio sul prato sul quale s’affaccia lo stadio Philippe Chatrier: davanti a un gigantesco schermo tv con i live dei match più importanti, russano o pisolano i


parigini (ma anche i tedeschi, gli olandesi, gli americani) che hanno pagato almeno una quarantina di euro il biglietto d’ingresso. S’abbioccano perfino quando RICHARD GASQUET tiene per un


po’ il passo di JANNIK SINNER (che prevarrà per 6-3 6-0 6-4), mentre ARTHUR FILS rischia di capitolare sotto i colpi di JAUME MUNAR (si salverà al quinto set, 7-6 7-6 2-6 0-6 6-4), perfino


se PIERRE-HUGUES HERBERT s’inventa prodigi per mettere in difficoltà JOAO FONSECA (il fenomeno brasiliano la sfangherà con un doppio 7-6 e uno striminzito 6-4). Ma forse, più che della noia,


il sonno collettivo è conseguenza del primo sole non velato di questo ROLAND GARROS: rallegra, consola e accarezza fino ad addormentare chiunque. Compreso chi scrive, che infatti s’è perso


la conferenza stampa di Sinner. La seconda rivelazione riguarda il tennis in purezza, che – verifichiamo personalmente – viene esaltato dal silenzio più che dal tifo. Ne godono gli


spettatori che gremiscono la Court 6, dai cui spalti provengono educati applausi per gli scambi spettacolari, per le prodezze balistiche o per le finezze dell’uno o dell’altro avversario,


oppure s’alzano esili mormorii nei casi, rarissimi, di loro plateali errori. È una situazione surreale, dovuta al fatto che ad affrontarsi sono FLAVIO COBOLLI, classe 2002, numero 26 nel


ranking Atp in tempo reale, e MATTEO ARNALDI, 2001, numero 41. I pochi spettatori che non sono nostri connazionali conoscono di fama i due _garçons d’Italie_ e non osano rompere il tacito


accordo in forza del quale un tifo ostentato suonerebbe stonato, fuori luogo, perfino maleducato. Dunque, come detto, si tratta di tennis in purezza che non viene disturbato nemmeno dai


boati delle due arene tra le quali è incastonato il teatro del derby azzurro, lo stadio centrale dove il vecchio eroe francese Richard Gasquet sta tentando di chiudere in bellezza la


carriera contro il numero 1 del mondo e il Suzanne Lenglen che vede combattere l’unica grande speranza transalpina, Fils, sostenuto dalla Marsigliese intonata da diecimila voci. Cobolli


appare più efficace del ligure nei momenti decisivi. L’eccezione è il terzo set, punteggiato dai break e controbreak e da un tie break strappato da Matteo per un niente (8-6). Flavio sembra


trasformato rispetto alla versione romana di tre settimane fa, quando fu dominato da LUCA NARDI e uscì dalla Grandstand Arena in lacrime, recriminando per la propria incapacità di fare


risultati di rilievo nel Masters di casa. Il ligure dà invece l’impressione di pagare un momentaneo deficit di aggressività. Comunque sia, entrambi non si risparmiano. Cobolli – che al terzo


turno affronterà ALEXANDER ZVEREV – nella conferenza stampa postmatch fa un’analisi molto serena, come si confà a chi ha vinto: “Matteo e io ci muoviamo tutt’e due bene, giochiamo


preferibilmente da fondo, sappiamo come contrattaccare. Il mio, chiamiamolo così, difetto è il servizio ma oggi il suo ha funzionato peggio del mio, ho capito che potevo fargli break e ne ho


approfittato”. Semplifica il concetto Arnaldi: “Quando, come nel caso di Flavio, vieni da un successo importante (il Master 500 di Amburgo, _ndr_), hai più fiducia in te stesso”. Punto,


perché non ha gran voglia di chiacchierare dopo la sconfitta. Della partita di Sinner sapete già tutto, tant’è pervasiva e aggiornata la comunicazione su qualsiasi minimo evento lo riguardi.


Gioca con molto rispetto per “cœur de lion” – come _Tennis Magazine _definisce in copertina Gasquet – e lascia che sia lui il protagonista indiscusso dell’ultima sua giornata da giocatore


sui campi del Bois de Boulogne. Il punteggio, 6-3 6-0 6-4, racconta quel che c’è da sapere del match. Ai giornalisti il campione di New York e Melbourne dice soltanto che “Richard ha giocato


in un’epoca molto difficile, quella che è stata forse la migliore del tennis. È un giocatore di incredibile talento. È stato fantastico condividere questo momento con lui, e ovviamente gli


auguro il meglio per questo nuovo capitolo della vita”. Mai una parola sbagliata: è sudtirolese, Jannik, ma, come si dice a Napoli, “chillo è nato già ‘mparato”. Due battute finali su


ELISABETTA COCCIARETTO, che esce di scena con il pesante carico del 6-1 6-3 subito per mano di EKATERINA ALEXANDROVA, 30 anni, Wta 20. Il primo set è dominato dalla russa. Nel secondo, la


marchigiana subisce tre break consecutivi anche a causa di un problema alla schiena che la costringe a chiedere un medical time out. L’anno scorso la marchigiana aveva raggiunto gli ottavi


di finale qui a Parigi, dunque ora perderà 170 punti nel ranking mondiale, scendendo virtualmente alla posizione 119. Dovrà macinare molti tornei minori, nei prossimi mesi, se vorrà evitarsi


le lotterie delle qualificazioni degli slam.